Quando si tratta di intestare casa a qualcuno ci sono diversi strumenti, come la donazione, la vendita o la vendita mista a donazione se il prezzo di acquisto è particolarmente basso. Si può inoltre decidere di vendere o donare solo la nuda proprietà, trattenendo per sé l’usufrutto, o viceversa.
La differenza tra vendita e donazione di un immobile non è poca e i due atti portano a conseguenze molto diverse e inaspettate, tanto che, a seconda dello scopo e degli interessi perseguiti dalle parti, molti notai sconsigliano la donazione in favore di una compravendita. Ma perché?
Precisiamo che la vendita è il passaggio della proprietà dietro al pagamento di un prezzo, che rende il trasferimento definitivo, mentre la donazione non prevede nessun prezzo dato che il beneficiario è solo tenuto a dichiarare se intende accettare o meno il regalo. Questa distinzione fa sì che la vendita sia chiamata «contratto a titolo oneroso», mentre la donazione «contratto a titolo gratuito».
Con la donazione, per legge il beneficiario è tenuto, per il resto della vita, a pagare gli alimenti al donante. Se quindi quest’ultimo, per motivi di salute o altro, non dovesse essere più in grado di provvedere al proprio sostentamento, il beneficiario della donazione dovrà aiutarlo in proporzione alle proprie condizioni. Obbligo che, invece, non c’è nel caso della vendita, dove si è svincolati da ogni obbligo.
In alcuni casi la donazione può essere revocata per:
- indegnità del donatario (ossia commissione di delitti particolarmente gravi);
- nascita di nuovi figli del donante (evento che potrebbe rimettere in discussione la distribuzione dei beni sui discendenti);
- per domanda dagli eredi del donante quando questi abbia violato le quote di legittima.
Revoca che non può avvenire con la vendita, a meno che non ci sia inadempimento dell’acquirente (ad esempio se non paga il prezzo pattuito).