L’ecobonus per l’efficienza energetica fatica a decollare. Come fa notare il Sole24Ore, poco più di una finestra su dieci viene sostituita con l’incentivo più alto del 65%; stesso discorso per le caldaie: su 664mila apparecchi a condensazione venduti l’anno scorso, solo per 67mila è stato richiesto l’ecobonus.
A mettere in evidenza quanto poco l’incentivo per l’efficienza energetica sia utilizzato dagli italiani è proprio il Rapporto Enea 2018 sull’efficienza energetica, il quale sottolinea che, nonostante l’ecobonus convenga maggiormente rispetto al bonus ristrutturazione del 50%, questo bonus non è la prima scelta per chi ristruttura casa o cambia finestre e caldaie.
Per fare un esempio, su 4,5 milioni di infissi venduti per ristrutturazione nel corso del 2017, solo 730mila richieste sono giunte all’Enea (che equivale appena al 16%). Non è possibile sapere se chi non ha usufruito dell’ecobonus abbia usufruito del bonus ristrutturazione, che finora è stato largamente utilizzato proprio perché facilmente accessibile.
Secondo i dati forniti dal Cresme (il Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell'edilizia) tra il 2014 e il 2017 le domande per il bonus ristrutturazione al 50% sono state più di 5,2 milioni (inclusi gli interventi edilizi generici di ristrutturazione), mentre quelle relative all’ecobonus 1,5 milioni. L’ecobonus, attivo da oltre 10 anni, ha generato oltre 35 miliardi di investimenti, facendo risparmiare il 10% di energia nelle nostre case.
Ma se già adesso l’ecobonus è poco sfruttato dagli italiani che cambiano infissi e rinnovano caldaie, la riforma in studio al governo potrebbe peggiorare le sorti circa l’utilizzo del bonus per l’efficienza energetica. Tra i cambiamenti previsti vi sarà anche l’introduzione di massimali unitari, che fissano un tetto di spesa per metro quadrato o per kW. Queste modifiche, che si traducono in un minor ritorno di denaro per gli acquirenti, portando a una fuga ancora maggiore dall’ecobonus.